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Di Cancro si può guarire

Uno Spot che dice tutto...

In occasione del convegno sulla precocità della diagnosi in oncologia e riprendendo il titolo della XI Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile, "Di cancro si può guarire, non perdiamo tempo!", la nostra associazione ha voluto realizzare un video.

Il video è stato scritto, diretto e interpretato dall’amica regista Luisa Guarro, che ha ascoltato l’esperienza diretta di genitori e volontarie, ne ha tratto un concetto e lo ha tradotto in immagini.

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LA NOSTRA LOTTA CONTRO

i Tumori Pediatrici

Il tumore è una malattia orribile che colpisce tantissime persone ogni anno, ma diventa ancora più straziante quando è la vita dei bambini ad essere completamente stravolta da questo bruttissimo male! Fortunatamente oggi giorno in Italia, si registrano sempre meno casi di tumori pediatrici. Infatti le stime si aggirano intorno ai 1400 bambini con età inferiore ai 14 anni colpiti da tumore ogni anno e 900 adolescenti di 15-19 anni. Rispetto agli anni passati, il cancro pediatrico è un po’ più semplice da curare, grazie a diagnosi tempestive e sempre più meticolose!

Cosa sono i tumori pediatrici

Se c’è un aspetto da considerare è che i bambini non possono avere le stesse cure di un adulto ed è proprio per questo motivo che l’associazione APS-ETS si impegna nella ricerca oncologica. In questo modo, sarà possibile dare una seconda vita ai bambini con terapie pediatriche specifiche.

Ma cos’è un tumore?

Con il termine “tumore” facciamo riferimento ad un’insieme di patologie diverse tra loro che possono interessare qualsiasi cellula del nostro corpo. Infatti in un soggetto sano, le cellule vecchie e danneggiate, vengono sostituite da cellule nuove. Chi invece soffre di cancro, questo normale processo subisce un’anomalia e le cellule danneggiate, invece di essere sostituite da quelle nuove, sopravvivono, si dividono e si moltiplicano fino a creare un’insieme di cellule chiamate “tumorali”.

Qual è la causa dei tumori pediatrici

Per quanto riguarda i tumori pediatrici, non è facile attribuire la causa allo stile di vita dei bambini, per il quale si potrebbe intervenire cambiando semplicemente le abitudini, ma bensì a fattori non del tutto noti che non permettono una prevenzione contro la malattia. La causa non è neanche a carico dei familiari. A questo proposito, esistono numerose famiglie (soprattutto donne) che attribuiscono la colpa del tumore del proprio figlio, a loro stessi. Questo perché si è convinti di aver avuto qualche abitudine sbagliata durante la gravidanza, ma è importante ribadire che, almeno nella maggior parte dei casi, i familiari non hanno nessuna colpa.

Nonostante ciò, si può cercare di prevenire i tumori grazie a vaccini specifici come: quello contro il virus dell’epatite B (per evitare il cancro del fegato) e la vaccinazione contro l’HPV.

Quali sono i tumori pediatrici

Come abbiamo detto in precedenza, i tumori pediatrici sono sempre più curabili grazie alle numerose ricerche che stanno dando esiti sempre più positivi. In particolare:

  • I tumori ematologici: sono tumori del sangue (come la leucemia) sempre più guaribili. Il merito si deve senza alcun dubbio alla chemioterapia ma ha dato i suoi benefici anche il trapianto del midollo osseo. Un altro metodo di guarigione molto valido, lo si deve all’impego delle cosiddette cellule CAR-T. Questo tipo di terapia prevede il prelievo dei linfociti T dal paziente e la loro modifica genetica in laboratorio. L’obiettivo di questa terapia è quello di rendere più forte l’azione dei linfociti T per combattere ed eliminare le cellule tumorali.
  • I sarcomi: anche per quanto riguarda i sarcomi dell’osso e dei tessuti molli, ci sono stati grandi miglioramenti in campo medico che hanno assicurato la sopravvivenza di moltissime persone. La chemioterapia prima dell’intervento chirurgico ha infatti garantito la possibilità di evitare interventi mutilanti che prima erano indispensabili per la salvezza dei giovani.
  • Il neuroblastoma: anche per la cura del neuroblastoma sono stati fatti passi da gigante grazie all’impiego di diverse terapie come: l’utilizzo di farmaci a bersaglio molecolare come gli inibitori di ALK, all’impiego dell’immunoterapia e anche grazie ai tradizionali interventi come la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia.

Ovviamente si è alla costante ricerca di soluzioni sempre più efficaci che garantiscano la sopravvivenza di tutti i bambini affetti da tumore. L’associazione APS-ETS sostiene questa iniziativa con tutte le sue forze, ma ha bisogno dell’aiuto di quante più persone possibili per combattere e sconfiggere insieme questo potente nemico.

Sarcoma Pediatrico

Sarcoma Pediatrico

Il sarcoma pediatrico è una malattia molto rara che colpisce le cellule dei tessuti connettivi quali: muscoli, grasso, tendini, vasi sanguigni che appunto “connettono” e proteggono gli organi. E’ definita malattia “rara” perché ha una bassa incidenza che arriva a colpire meno di 6 persone su 100.000 all’anno. Ad oggi, esistono oltre 50 tipi diversi di sarcoma che possono essere distinti in 2 grandi gruppi:

  • Sarcomi dei tessuti molli (STS)
  • Sarcomi dell’osso

Questa malattia può insorgere a qualsiasi età! In generale, i sarcomi dei tessuti molli (STS) possono colpire qualsiasi fascia d’età, sia pediatrica che adulta (con i loro specifici sottogruppi di sarcoma) mentre i sarcomi dell’osso colpiscono maggiormente gli adolescenti e i giovani adulti. Il sarcoma dei tessuti molli di solito, insorgono in maniera asintomatica o comunque con sintomi non specifici e ciò rende complicato intervenire nella fase iniziale del tumore. Infatti, molto spesso ci si accorge della malattia soltanto quando questa è in fase avanzata. Il rischio maggiore e non sempre visibile (in base a dove è localizzato il tumore) è che la massa tumorale vada ad ingrandirsi sempre di più, provocando in alcuni casi manifestazioni di tumefazioni più o meno doloranti sul corpo del paziente.

Diagnosi

Non avendo sintomi specifici che ci aiutino a capire dove e come si è formata la massa tumorale, non sempre è semplice eseguire una diagnosi completa perché appunto, il paziente potrebbe aver sviluppato una tumefazione in una zona nascosta che non permette l’immediata localizzazione. Le soluzioni possibili per individuare il tumore in caso di sospetto di sarcoma sono: L’ecografia, la TAC con mezzo di contrasto, un prelievo bioptico ed un esame istologico o ancora un RMN con mezzo di contrasto.

Esistono delle cure?

Come ogni malattia, le cure non sono mai semplici ed immediate! Nonostante ciò il sarcoma pediatrico può essere curato tramite la chirurgia, la chemioterapia o la radioterapia.

La vera difficoltà però è quella di intervenire in maniera immediata sul problema perché la scarsa conoscenza della malattia fa morire percentuali elevate di bambini che potrebbero essere salvati se solo venissero fatti studi e ricerche più approfondite! Proprio per questo motivo, l’associazione APS-ETS Genitori Insieme si impegna al 100% per la ricerca sul sarcoma e sul finanziamento dei giovani universitari che studiano questo tipo di malattia. In questo modo, aumentiamo le possibilità di intervento immediato e ovviamente di guarigione.

Fai anche tu una piccola donazione per supportare questa nostra iniziativa e per dare una seconda vita ai bambini che alla loro tenera età stanno già lottando una battaglia più grande di loro.

L’Astrocitoma

Cos’è l’astrocitoma

L’astrocitoma è un tumore pediatrico che colpisce il sistema nervoso centrale e fa parte di un gruppo di tumori chiamati gliomi. Le cellule gliali sono cellule a sostegno dei neuroni e si suddividono in 4 tipi: gli astrociti, gli oligodendrociti, le cellule ependimali e le cellule della microglia. Gli astrociti sono chiamati così per la loro particolare forma a “stella” e sono le cellule gliali incaricate al sostegno e al nutrimento dei neuroni, nonché della riparazione del tessuto nervoso. Quando gli astrociti diventano tumorali, si dividono e si moltiplicano dando vita a quello che noi chiamiamo “astrocitoma”.

Tipologie di astrocitoma

Grazie agli esami istologici che ci hanno permesso di vedere l’aspetto dei gliomi con il microscopio, è stato possibile dividerli in 4 gradi:

  • I gliomi di grado I e II, sono definiti tumori a basso livello di malignità;
  • I gliomi di grado III e IV sono definiti tumori ad alto livello di malignità

Quando il tumore è  basso livello di malignità, è più semplice intervenire ed eliminare il tumore. Questo perché gli astrocitomi tendono a crescere lentamente e in genere non invadono i tessuti circostanti. Al contrario, se è ad alto grado di malignità, gli astrocitomi crescono più velocemente e si infiltrano nei tessuti sani. Per i bambini, in particolare, sono più frequenti gli astrocitomi a basso grado di malignità.

Quali sono i sintomi

A causa della pressione endocranica (pressione all’interno del cranio) i sintomi che si possono avvertire sono: cefalee, vomito, nausea, problemi di offuscamento della vista, difficoltà a camminare, crisi epilettiche ed anche la sonnolenza.

bambini piccoli possono avere anche un’improvvisa perdita dell’appetito, irritabilità, aumento della dimensione della testa, ritardo nello sviluppo ed anche perdite motorie o intellettuali.

Come si cura l’astrocitoma?

Quando è possibile, si fa ricorso alla chirurgia. Se quest’ultima va ad intaccare zone vitali del bambino, si tende ad evitare questo tipo di procedimento. Ovviamente, se il gradi di malignità del tumore è alta, la sola chirurgia non basta e deve essere accompagnata anche dalla radioterapia e dalla chemioterapia. In casi specifici si può ricorrere anche a terapie a bersaglio molecolare, ossia farmaci mirati a specifiche molecole. Inoltre, è importante sottolineare che ogni terapia deve essere seguita anche da un periodo di riabilitazione che permette di rendere migliore la qualità della vita del bambino.

E’ possibile prevenire la malattia?

Prevenire una malattia, significa conoscere bene i fattori scatenanti che le hanno dato origine ma purtroppo, non abbiamo ancora tutte le basi per una conoscenza a 360 gradi. Negli adulti, molto spesso si può presumere che l’esposizione a sostanze cancerogene o abitudini sbagliate abbiano contribuito alla crescita tumorale ma non sempre sono queste le cause. Per i bambini più piccoli, data la loro età, è ancora più difficile capire quali siano le cause e ciò rende difficile se non impossibile, prevenire il tumore.

Da anni, l’associazione APS-ETS è a sostegno delle ricerche oncologiche e sostiene tantissime famiglie che combattono il cancro insieme ai propri figli! Sostienici anche tu con una piccola donazione per contribuire alla lotta contro questo male che colpisce numerosi bambini che vorrebbero soltanto tornare a giocare e a sorridere spensierati.

Leucemia Linfoblastica Acuta

Cos’è la leucemia linfoblastica acuta

La leucemia linfoblastica acuta (LLA) è una neoplasia ematologica (tumore del sangue) molto diffusa che colpisce maggiormente i bambini in età pediatrica. Infatti in Italia, secondo i dati dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) circa 40 bambini su un milione vengono colpiti dalla leucemia linfoblastica acuta.

Questo tipo di tumore ha origine tendenzialmente nel midollo osseo, dove è presente una cellula chiamata linfoblasto incaricata di dare vita ad altre cellule del nostro sistema immunitario. Il linfoblasto, in condizioni normali produce globuli bianchi di tipo linfoide, chiamati linfociti. Se il loro DNA è alterato, ci sarà una produzione di cellule malate che, dividendosi e moltiplicandosi, daranno vita al tumore.

Tipologie di linfoblasti

linfoblasti si possono classificare in base alle molecole presenti sulle cellule tumorali. Infatti la presenza di determinate molecole, è specifica per una determinata cellula e per il suo stadio di maturazione. In particolare, dai linfoblasti scindono due tipi di linfociti: i linfociti T e i linfociti B, per cui avremo la leucemia linfoblastica a cellule T (che colpisce maggiormente i  bambini in età pediatrica) e a cellule B (che colpisce maggiormente i ragazzi in età adolescenziale).

Quali sono i sintomi

Innanzitutto, è bene precisare che la leucemia linfoblastica acuta, colpisce maggiormente i bambini che presentano malattie genetiche come la sindrome di Down o malattie legata al sistema immunitario. Ma come capire che si tratta di leucemia linfoblastica acuta? Esistono dei sintomi che possono aiutarci a capire se si tratta o meno di neoplasia. Come tutti i tumori, i sintomi possono essere confusi con altri tipi di malattie, per questo motivo è fondamentale consultare tempestivamente un pediatra non appena si notano dei primi segnali d’allarme.

Come abbiamo detto in precedenza la leucemia linfoblastica acuta è un tumore del sangue. Quindi, la diminuzione di globuli rossi nel sangue (anemia) può provocare nei bambini, pallore, stanchezza e debolezza. La carenza di globuli bianchi può provocare anche un aumento delle infezioni, accompagnate da febbre. Altri sintomi possibili possono essere perdita di peso, dolore alle ossa, mal di testa, nausea, sanguinamenti ed ematomi (a causa di una carenza di piastrine).

Quali sono le cure

Le terapie più utilizzate per curare la leucemia linfoblastica acuta sono: la chemioterapia, la radioterapiaterapie a bersaglio molecolare, la somministrazione di farmaci specifici come gli inibitori delle tirosin kinasi (che possono essere abbinati alla chemio). Nel caso in cui il corpo non rispondesse alla chemioterapia, si può ricorrere al trapianto di cellule staminali che eliminano completamente le cellule tumorali ma anche la parte sana del midollo osseo. Successivamente si iniettano altre cellule staminali (prelevate da un donatore sano) nel paziente che andranno a creare nuove cellule sane all’interno del midollo osseo.

Un altro tipo di terapia ancora poco conosciuto è l’immunoterapia che avviene tramite l’impiego di anticorpi monoclonali o con le cellule CAR-T. La terapia delle cellule CAR-T prevede il prelievo dei linfociti T dal paziente che dovranno essere modificati geneticamente in laboratorio. Nel DNA dei linfociti viene inserita una melocola chiamata recettore chimerico antigenico (CAR). L’obiettivo di questa terapia è quello di rafforzare l’azione dei linfociti T per eliminare definitivamente le cellule tumorali.

L’Ependimoma

Cos’è l’ependimoma

L’ependimoma è un tipo di tumore che colpisce il sistema nervoso centrale e fa parte di un gruppo di tumori chiamati gliomi. Il sistema nervoso centrale è composto da neuroni e da cellule di supporto chiamate cellule gliali. Queste cellule, a loro volta si dividono in: astrociti, oligodendrociti, cellule ependimali e cellule della microglia. Le cellule ependimali, in particolare, rivestono i ventricoli cerebrali e il canale centrale del midollo spinale, ma è possibile trovarli anche all’interno del cervello e del cervelletto. Quando una cellula gliale si trasforma in tumorale, prende il nome di glioma. Se poi, la cellula malata è quella dell’ependimoma, allora avremo quello che noi conosciamo come ependimoma. Esistono ben 4 gardi di malignità del tumore tra cui:

  • Grado I e II: il livello di malignità del tumore è basso;
  • Grado III e IV: il livello di malignità del tumore è alto;

In età pediatrica è molto diffuso l’ependimoma classico con un grado di malignità basso, ma è possibile che diventi anche più aggressivo (ependimoma anaplastico) arrivando a toccare il terzo grado di malignità.

Quali sono i sintomi dell’ependimoma

In base a dove è localizzato il tumore, si manifestano dei sintomi specifici come ad esempio:

  • Se è situato nell’encefalo, i sintomi che possiamo rilevar sono: mal di testa, nausee e vomito, problemi di equilibrio e di vista, crisi epilettiche e cambiamenti di umore.
  • Se è situato nel midollo spinale, i sintomi sono: dolore al collo, intorpidimento e problemi con la vescica.

Come si diagnostica l’ependimoma

Se un bambino presenta questi sintomi e si sospetta la presenza di ependimoma, il pediatra si occuperà di fare tutte le analisi necessarie per capire se si tratta di tumore oppure no. In particolare, viene fatta una visita al bambino sulla funzionalità del cervello e del midollo spinale. Se da questa visita fuoriescono delle anomalie, allora si va più in profondità e vengono effettuati altri accertamenti, tra cui (quelli più comuni) la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata.

Cause

L’ependimoma, così come tanti altri tipi di tumori al cervello, insorgono senza alcuna motivazione specifica però, ci sono sicuramente dei fattori che contribuiscono alla nascita del tumore. In particole, in due casi:

  • Un precedente trattamento radioterapico alla testa. A tal proposito però, ci sono opinioni diverse perché alcuni medici sostengono che la radioterapia non abbia alcun effetto nocivo.
  • Soffrire di neurofibrosi di tipo II, ovvero una malattia genetico-ereditaria rara che determina la comparsa di diversi tumori al sistema nervoso.

I tumori sono ancora un grandissimo punto interrogativo e la conseguenza è che non ci è possibile prevenire né tantomeno intervenire il prima possibile per evitare che la malattia peggiori. Proprio per questo motivo l’associazione APS-ETS si impegna nella ricerca oncologica perché soltanto in questo modo possiamo garantire una vita migliore ai bambini e donare loro una seconda vita!

Leucemia Mieloide Acuta

Cos’è la leucemia mieloide acuta

La leucemia mieloide acuta (LMA) è una neoplasia ematologica (tumore del sangue) molto frequente nei bambini in età pediatrica. Secondo le stime dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) circa 70-75 bambini l’anno vengono colpiti da LMA. Nonostante ciò, con gli anni, le garanzie di successo sono aumentate parecchio e la maggior parte dei bambini riesce a sopravvivere.

Questo tumore è causato da un cambiamento del DNA delle cellule staminali del midollo osseo che producono globuli rossi, bianchi e piastrine. La neoplasia è definita acuta proprio perché progredisce molto rapidamente. In particolare, le cellule colpite sono i “blasti” che hanno il compito di generare le cellule del sangue. Quando questo normale processo subisce un’anomalia, il blasto diventa leucemico, provocando una produzione incontrollata di cellule malate che danno origine al tumore. Le cellule leucemiche si accumulano nel midollo osseo, poi entrano nel sangue e possono raggiungere altri organi come i linfonodi, la milza, il fegato ed anche il sistema nervoso centrale.

Quali sono i sintomi e chi è a rischio

Ad essere maggiormente a rischio sono i bambini che presentano malattie genetiche come la sindrome di Down o altre malattie del sistema immunitario. Il rischio di avere un tumore al sangue è ancora più alto se il bambino ha in famiglia altri casi di leucemia mieloide acuta. Ovviamente, anche precedenti cure con chemioterapie e radioterapie possono essere causa di LMA.

E’ bene precisare che molti sintomi possono essere uguali ad altri tipi di malattie meno gravi. Per questo motivo, consigliamo sempre di contattare tempestivamente il proprio pediatra per fare un’analisi approfondita al bambino così da poter constatare se si tratti di tumore o meno.

Quali sono i sintomi?

  • La carenza di globuli rossi (anemia) provoca al bambino pallore, debolezza e stanchezza;
  • La diminuzione di globuli bianchi può provocare un aumento delle infezioni  e possono essere accompagnate da febbre;
  • La carenza di piastrine, può provocare sanguinamenti ed ematomi;
  • E’ possibile riscontrare anche dolore, sanguinamento alle gengive e macchie sulla pelle;

Tipologie di leucemia mieloide acuta

Esistono ben 8 sottotipi di leucemia mieloide acuta che variano in base al tipo di blasto mieloide che ha dato origine al tumore. Abbiamo i sottotipo M0-M05 che derivano da una cellula progenitrice dei globuli bianchi, il sottotipo M6 da un progenitore dei globuli rossi e il sottotipo M7 da un progenitore delle cellule da cui derivano le piastrine. Infine, il sottotipo M3 rappresenta la leucemia promielocita acuta, la quale beneficia di trattamenti specifici per la guarigione.

Quali sono le cure

Le cure più adatte alla leucemia mieloide acuta sono senza alcun dubbio la chemioterapia, la radioterapia, la somministrazione di farmaci chemioterapici che vanno ad eliminare definitivamente le cellule tumorali, ma anche quelle sane del midollo osseo. Successivamente si somministrano altre cellule staminali prelevate da un donatore (trapianto allogenico) e iniettate nel midollo osseo del paziente per rigenerare le cellule sane.

Il nostro impegno

L’associazione APS-ETS si impegna nella ricerca oncologica per trovare soluzioni sempre più efficaci contro i tumori che colpiscono ogni anno tantissimi bambini. Il nostro obiettivo è quello di regalare un sorriso e un respiro di sollievo a tutte le famiglie e ai bambini che supportiamo ogni giorno. La ricerca scientifica sta facendo passi da gigante e piano piano, speriamo di riuscire a diagnosticare la malattia sempre più velocemente prima che questa peggiori.

Linfoma di Hodgkin

Cos’è linfoma di Hodgkin

Il linfoma di Hodgkin (LH) ha origine a partire dalle cellule presenti nel sistema linfatico. Il sistema linfatico è composto da linfociti T e B ed hanno come scopo quello di proteggere l’organismo da agenti esterni e infezioni. Inoltre, permette alla linfa di fluire per tutto il corpo ed è presente quindi nei linfonodi, milza, midollo osseo, sangue e in tanti altri organi. Essendo presente in diverse parti dell’organismo, il tumore si può sviluppare praticamente dappertutto.

Il linfoma di Hodgkin si presenta con delle caratteristiche diverse nei bambini rispetto agli adulti. In particolare, abbiamo due tipologie di LH pediatrico tra cui:

  • Linfoma di Hodgkin classico;
  • Linfoma di Hodgkin a predominanza linfocitaria;

Chi è a rischio

I bambini che rischiano di contrarre il linfoma di Hodgkin sono tutti coloro che hanno di base una scarsa efficienza immunitaria. Questa scarsa efficienza potrebbe essere dovuta ad un trapianto di organi, da infezione da HIV trasferita da madre a figlio o anche dal virus di Epstein Barr, responsabile della mononucleosi infettiva.

Quali sono i sintomi

Il linfoma di Hodgkin presenta sintomi abbastanza chiari come la linfoadenopatia, ovvero un ingrossamento dei linfonodi e nella maggior parte dei casi non presenta dolore. Altri possibili sintomi possono essere: febbre, perdita di peso, sensazione di stanchezza, sudorazioni notturne e prurito. Inoltre, se la malattia interessa il mediastino, ovvero lo spazio della cavità toracica compreso tra i polmoni, può provocare anche tosse e difficoltà nel respirare.

Come curare il linfoma di Hodgkin

Per curare il linfoma di Hodking, soprattutto se si tratta di LH a predominanza linfocitaria, si può fare ricorso alla chemioterapia. Anche la radioterapia è un ottima soluzione che può essere abbinata alla chemio. Un altro metodo molto efficace è il trapianto di cellule staminali. Queste cellule vengono prelevate dal paziente prima della terapia oppure possono essere prelevate da un donatore. In questo modo, una volta eliminate le cellule malate, è possibile iniettare le cellule staminali e dare origine a nuove cellule sane.

Cure invece più recenti, ma comunque efficaci sono le terapie mirate come gli inibitori del proteasoma o alcuni anticorpi monoclonali, che agiscono contro le molecole presenti sulle cellule tumorali.

Moltissime terapie mirate sono ancora in fase di sviluppo per quanto riguarda i bambini in età pediatrica, ma continuano le ricerche cliniche per migliorare sempre di più le terapie ed assicurare la sopravvivenza di tutti i bambini affetti dal linfoma di Hodgkin. L’associazione APS-ETS si impegna da anni per collaborare a questa iniziativa e sostiene numerosissime famiglie e bambini che ogni giorno lottano per trovare un motivo per continuare a sorridere.

Linfoma non-Hodgkin

Cos’è il linfoma non-Hodgkin

Il linfoma non-Hodgkin (LNH) è una neoplasia maligna che ha origine nel sistema lifatico. Quest’ultimo comprende i vasi linfatici, la linfa in essi contenuta e il tessuto linfatico presente in varie parti del corpo come i linfonodi, la milza, il timo, il midollo osseo e altri organi. Essendo diffuso praticamente in tutto il corpo, il tumore potrebbe apparire dappertutto! In particolare, il sistema linfatico è caratterizzato dalla presenza dei linfociti T e B che hanno la funzione di difendere l’organismo dagli agenti esterni e infezioni. Quando il suo normale processo è alterato, provoca la diffusione incontrollata di cellule malate che danno origine al linfona non-Hodgkin.

Differenza tra linfoma di Hodgkin e Non-Hodgkin

C’è una differenza sostanziale tra i due tipi di tumore. La differenza principale tra il linfoma di Hodgkin e il linfoma non-Hodgkin è la presenza di una cellula chiamata Reed-Sternberg. Il medico saprà sicuramente accorgersi di quale tipo di tumore si tratta con una diagnosi accurata. In questo modo si potrà intraprendere la terapia più adatta in base al tipo di neoplasia.

Chi è a rischio

Essendo il linfoma non-Hodgkin molto raro nei bambini in età pediatrica è difficile comprendere a pieno quali potrebbero essere le cause che hanno provocato la nascita del tumore. Nonostante ciò, vi è sicuramente una correlazione tra il tumore e l’inefficienza del sistema immunitario. Questa inefficienza può essere dovuta a malattie congenite come la sindrome di Wiskott-Aldrich, l’atassia teleangectasia e la sindrome da immunodeficienza combinata grave.

Altre cause che possono provocare l’indebolimento del sistema immunitario sono: il trapianto degli organiinfezione di HIV tramandato da madre in figlio,  il virus di Epstein Barr che causa la mononucleosi infettiva e infine anche i trattamenti per curare il cancro come la chemioterapia o la radioterapia.

Quali sono i sintomi

I sintomi legati al linfoma non-Hodgkin possono essere vari e differenziarsi in base al tipo di tumore e al suo stadio di maturazione. In linea generale però, un tipico segno di questo tumore è rappresentato dall’ingrossamento dei linfonodi superficiali (collo, ascelle e inguine). Se LNH colpisce l’addome può creare un blocco al passaggio delle feci, provocare nausea e vomito o una sensazione di sazietà precoce. Se invece si presenta a livello del torace può creare problemi respiratori, mentre se si presenta sulla cute, può provocare prurito o noduli sotto pelle.

Il linfoma non-Hodgkin diminuendo la presenza di globuli bianchi può indurre il paziente ad essere soggetto a più infezioni accompagnate da febbre. La carenza di globuli rossi, può provocare stanchezza e infine, la carenza di piastrine può provocare sanguinamenti più frequenti.

Ovviamente, questi sintomi possono essere legati ad altre malattie meno gravi. Proprio per questo motivo è necessario consultare tempestivamente il pediatra per fare una diagnosi accurata al bambino ed intervenire precocemente in caso di tumore.

Come curare il linfoma non-Hodgkin

Le terapie più utilizzate per combattere il linfoma non-Hodgkin sono senza alcun dubbio la chemioterapia, la radioterapia, il trapianto di cellule staminali che prevede il prelievo di queste cellule dal paziente prima di intraprendere la cura con farmaci ad alto livello chemioterapico. La terapia garantisce l’eliminazione definitiva delle cellule tumorali, ma anche di quelle sane. Per questo motivo, dopo la terapia, vengono iniettate nuovamente le cellule staminali sane al paziente per dare origine a cellule nuove e non tumorali.

Negli ultimi anni le ricerche cliniche antitumorali stanno facendo passi da gigante per trovare soluzioni sempre più efficienti per curare i pazienti affetti da LNH. Obiettivo condiviso e supportato dall’associazione APS-ETS che ogni giorno, si impegna con l’unico scopo di aiutare tantissimi bambini chiusi in ospedale che lottano per la propria vita!

Medulloblastoma

Cos’è il medulloblastoma

Il medulloblastoma è un tumore fortemente maligno del sistema nervoso centrale. Il tumore ha origine nel cervelletto, il quale è responsabile di moltissime attività come quella di coordinazione motoria ed è molto frequente nei bambini in età pediatrica. Infatti, secondo le stime dell’AIRTUM (Associazione italiana registri tumori) l’incidenza si aggira intorno ai 7 bambini su un milione e ad essere maggiormente colpiti sono i bambini di sesso maschile.

Tipologie di medulloblastoma

Grazie ad un esame istologico che permette di osservare le cellula al microscopio, è stato possibile individuare ben 4 tipi di medulloblastoma, tra cui:

  • medulloblastoma classico;
  • medulloblastoma desmoplastico/nodulare;
  • medulloblastoma a estensiva nodularità;
  • medulloblastoma anaplastico a grandi cellule;

Quali sono i sintomi

Ci teniamo a precisare che i sintomi legati al medulloblastoma possono essere confusi con sintomi legati a malattie meno gravi. Proprio per questo motivo è sempre necessario consultare il proprio pediatra per capire se si tratti di tumore o meno. I sintomi più comuni che si possono riscontrare sono:

  • mal di testa,
  • nausea;
  • vomito;
  • difficoltà a camminare;
  • problemi nella coordinazione degli arti;
  • difficoltà a deglutire;
  • difficoltà a sincronizzare i movimenti degli occhi;
  • variazioni nella modulazione della voce;

Quali sono le cure

Le terapie più efficaci contro il medulloblastoma sono:

  • L’asportazione chirurgica;
  • La chemioterapia;
  • La radioterapia;

Inoltre, è consigliato un percorso riabilitativo al bambino, in modo tale da migliorare la risposta alle cure e anche la qualità della vita del paziente.

Il nostro obiettivo

Prevenire il medulloblastoma non è sempre semplice, proprio perché le cause del tumore sono ancora poco note. Ci sono tantissime mamme convinte di essere loro, la causa del tumore dei propri figli. Questo perché magari sono state adottate abitudini sbagliate durante la gravidanza ma possiamo garantire che, almeno nella maggior parte dei casi, la colpa non è assolutamente da attribuire ai famigliari.

L’obiettivo dell’associazione APS-ETS è proprio quella di sostenere le ricerche oncologiche per trovare soluzioni sempre più efficaci contro i tumori. In questo modo sarà possibile diagnosticare preventivamente la malattia e curarla prima che peggiori. A questo proposito, chiunque può sentirsi libero di contribuire con una piccola donazione e regalare una speranza in più ai bambini malati di tumore.

Neuroblastoma

Cos’è il neuroblastoma

Il neuroblastoma è un tumore maligno abbastanza raro che ha origine dai neuroblasti, ovvero delle cellule embrionali presenti nel sistema nervoso simpatico. Questo sistema ha il compito di regolare tutte le azioni involontarie dell’essere umano come: la respirazione, la digestione e il battito cardiaco. I neuroblastomi sono cellule immature che si trovano nei nervi e possiamo trovarle in tutto l’organismo. Proprio per questo motivo, il tumore potrebbe diffondersi ovunque. La maggior parte delle volte, il neuroblastoma possiamo trovarlo a livello delle ghiandole surrenali o nei gangli nervosi presenti nell’addome, ma non sono da escludere anche il torace, il collo e la colonna vertebrale.

Il neuroblastoma è molto diffuso nei bambini in età pediatrica. Secondo le stime dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), questo tipo di tumore interessa circa il 7% dei bambini dai 0 ai 14 anni di età.

Tipologie di neuroblastoma

Il neuroblastoma, può presentare delle differenze in base al tipo di cellula e al loro tipo di differenziamento. Motivo per cui avremo forme indifferenziate, scarsamente differenziate o differenziate.

Il ganglioneuroblastoma può infatti, presentare delle aeree maligne e delle aeree benigne mentre il ganglioneuroma rappresenta una forma di tumore benigno e viene asportato chirurgicamente senza necessità di ulteriori trattamenti.

Quali sono i sintomi

In base a dove è localizzato il tumore, si avranno dei sintomi specifici. Ad esempio, se il tumore è situato nell’addome, il paziente potrebbe notare la crescita di masse che, crescendo, possono portare a mancanza di appetito o dolore all’addome. Altri sintomi possibili possono essere febbre, tachicardia e ipertensione.

Quali sono le cure

Le cure per il neuroblastoma variano molto dallo stadio di maturazione del tumore e dal suo livello di aggressività. Infatti, quando il tumore è ad uno stadio iniziale, la chirurgia può  tranquillamente asportare via la massa tumorale senza ulteriori trattamenti. Se invece la malattia è ad uno stadio avanzato, bisogna accompagnare l’intervento chirurgico alla chemioterapia per ridurre le dimensioni del tumore. Inoltre, esistono ancora altri tipi di cure come il trapianto di cellule staminali, la radioterapia ed anche l’immunoterapia.

Contribuisci a dare una seconda vita ai bambini con una piccola donazione alla nostra associazione che da anni supporta le ricerche cliniche contro il cancro. Noi ce la stiamo mettendo tutta per dare speranza ai nostri piccoli pazienti e le ricerche stanno dando i loro frutti! Si spera di riuscire presto a prevenire e a curare preventivamente qualsiasi forma di tumore, rendendole sempre più semplici da sconfiggere.

Osteosarcoma

Cos’è l’osteosarcoma

L’osteosarcoma è un tumore osseo maligno. E’ un tumore che può insorgere a qualsiasi età ma è molto più frequente in bambini e adolescenti nel periodo dello sviluppo. Le ossa sono formate da cellule che si rinnovano e mantengono i salute la struttura scheletrica che ha il compito di proteggere tutti i nostri organi oltre che sostenere l’organismo. In particolare gli osteoblasti hanno il compito di produrre la matrice dell’osso. Quando questi si ammalano, restando nella loro fase “immatura”, provocano la diffusione di cellule malate e di conseguenza, la diffusione del tumore.

Chi è a rischio

Dato che l’osteosarcoma ha origine soprattutto nel periodo dell’adolescenza, ciò ci fa pensare che proprio la velocità della crescita possa essere una possibile causa del tumore. L’esposizione a radiazioni per il trattamento di altri tumori potrebbe essere un ulteriore fattore di rischio o ancora, anche la presenza di sindromi ereditarie come quella di Li-Fraumeni, quella di Rothmund-Thompson, quella di Bloom e quella di Werner potrebbero far insorgere la malattia.

L’osteosarcoma presenta sintomi

La risposta è un pò più complicata… l’osteosarcoma, molto spesso viene scoperto quasi per caso perché non presenta sintomi specifici e alcuni pazienti risultano addirittura asintomatici. Il dolore però è senza alcun dubbio un campanello d’allarme. Infatti il tumore provoca dolori intensi nella zona interessata e indebolisce notevolmente l’osso, fino a provocare delle fratture. Anche gonfioretumefazione, aumento del dolore con l’esercizio fisico e difficoltà a muovere l’arto colpito possono indicare la presenza di un osteosarcoma.

Esistono delle cure?

La chemioterapia è la soluzione più efficace per cercare di diminuire le dimensioni della massa tumorale prima dell’intervento chirurgico. In questo modo si cercherà di evitare la possibile amputazione della zona colpita da neoplasia. La radioterapia in questo caso, è totalmente inefficace!

Il nostro obiettivo

L’obiettivo principale dell’associazione APS-ETS è quello di sostenere le ricerche cliniche contro il cancro e tutti gli studenti universitari che vogliono ampliare le loro conoscenze sullo studio dei tumori pediatrici. Con una piccola donazione aiuterai anche tu a sostenere le ricerche e a salvare tantissimi bambini e adolescenti che si ritrovano a combattere una battaglia più grande di loro! Dona una piccola speranza anche tu.

Rabdomiosarcoma

Cos’è il rabdomiosarcoma

Il rabdomiosarcoma fa parte dei sarcomi dei tessuti molli, ovvero tumori che si sviluppano principalmente nei tessuti connettivi. Secondo l’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), il rabdomiosarcoma colpisce maggiormente bambini e adolescenti dai 0 ai 19 anni. In questa fascia d’età il tumore risulta maligno nel 36% dei casi ma nonostante ciò è una malattia ancora molto rara.

Il rabdomiosarcoma ha origine dai rabdomioblasti, ovvero cellule che danno origine ai muscoli scheletrici volontari. Infatti, il tumore si può presentare in qualsiasi sede come: negli arti, nell’area testa-collo, nell’apparato uro-genitale, il petto e l’addome.

Tipologie di rabdomiosarcoma

Esistono ben 3 principali tipologie di rabdomiosarcoma, tra le quali:

  • Il rabdomiosarcoma embrionale che colpisce maggiormente i bambini intorno ai 5 anni di età e si manifesta in aree come testa, collo, vescica, vagina, prostata e testicolo.
  • I rabdomiosarcomi alveolari sono distribuiti invece in più aree in modo uniforme e colpisce qualsiasi fascia d’età.
  • Il rabdomiosarcoma anaplastico è un tumore molto più raro ed è diffuso principalmente tra gli adulti.

Quali sono i sintomi

I sintomi del rabdomiosarcoma dipende molto dallo stadio di maturazione della massa tumorale ed anche dalla sua localizzazione (molto spesso i pazienti risultano asintomatici). Di base però, è possibile individuare i seguenti sintomi:

  • Gonfiore
  • Noduli
  • Tumefazioni

Se il tumore è localizzato in zone specifiche si potranno notare anche altri sintomi come: problemi nella minzione ematuria, sporgenza degli occhi e sanguinamento inspiegabile da gola, naso, vagina e ano.

Quali sono le cause del rabdomiosarcoma

Le cause del tumore, molto spesso sono sconosciute. Nonostante ciò, molti studiosi hanno trovato una correlazione tra il tumore e alcune sindromi genetiche ereditarie come:

  • La sindrome di Li-Fraumeni, che aumenta il rischio di diversi tumori oltre ai sarcomi;
  • La sindrome di Beckwith-Wiedemann ,che aumenta anche il rischio di tumori di Wilms;
  • La neurofibromatosi di tipo 1;
  • La sindrome di Costello;

Esistono delle cure?

E’ dal 1990 che l’associazione APS-ETS si impegna per regalare un sorriso a genitori e bambini che affrontano percorsi lunghi e tortuosi per arrivare alla guarigione. Supportiamo da sempre le ricerche oncologiche per garantire cicli chemioterapici sempre migliori e che riescano ad eliminare definitivamente il tumore. Ad oggi, i gli studiosi hanno fatto passi da gigante e le possibilità di guarigione per tumore localizzato è del 70%, mentre è del 25% per i pazienti con malattia metastatica.

Le possibili cure al rabdomiosarcoma sono senza alcun dubbio l’esportazione chirurgica della neoplasia, il ricorso a cicli di chemioterapia, radioterapia, farmaci a bersaglio molecolare e terapie che permettono di spingere il sistema immunitario del paziente a reagire e distruggere il tumore.

Retinoblastoma

Cos’è il retinoblastoma

Il retinoblastoma è un tumore maligno che si sviluppa a partire dalle cellule della retina. La retina svolge un ruolo fondamentale nella visione, poiché le sue cellule nervose sono specializzate nella percezione dei segnali visivi che vengono inviati al cervello e rielaborati sotto forma di immagini. Questo tipo di tumore viene diagnosticato specialmente in età pediatrica, intorno ai primi 24 mesi di vita. Se il retinoblastoma viene diagnosticato nelle sue prime fasi iniziali, le possibilità di guarigione aumentano in maniera esponenziale!

Tipologie di retinoblastoma

Possiamo individuare ben 2 forme di retinoblastoma:

  • Forma ereditaria
  • Forma sporadica

In entrambi i casi vi è una mutazione del gene Rb1. Questa mutazione può essere ereditata dai genitori (forma ereditaria) e quindi essere presente in tutte le cellule dell’organismo oppure apparire durante la fase dello sviluppo ed essere rilevabile solo a livello delle cellule della retina (forma sporadica).

Sintomi del retinoblastoma

Il sintomo principale del retinoblastoma è la leucocoria, ovvero un riflesso bianco nella pupilla. La pupilla (la parte centrale nera dell’occhio) in condizioni normali, quando viene colpita dalla luce appare rossa per via dei vasi sanguigni, mentre con il retinoblastoma, la pupilla appare bianca. Accorgersi di questa anomalia è abbastanza semplice. E’ possibile farlo anche da casa, scattando una semplice foto con il flash. Inoltre, anche lo strabismo, i problemi di vista, il dolore oculare a e le differenze dei due globi oculari possono essere sintomi di retinoblastoma.

Come curare il retinoblastoma

La scelta della terapia più idonea dipende da diversi fattori tra i quali le caratteristiche del bimbo e della malattia. In tutti i casi lo scopo è quello di eliminare il tumore mantenendo tutte le strutture oculari e la capacità visiva. Inizialmente, la chirurgia era l’unica opzione disponibile per i bimbi colpiti dalla malattia e comportava la rimozione del bulbo oculare (enucleazione) e parte del nervo ottico. Grazie alla chemioterapia, la chirurgia è diventata sempre meno frequente e in genere oggi si riesce a salvare l’occhio nella maggior parte dei casi.

Tra le opzioni di trattamento più moderne ci sono il laser che tramite un fascio di luce elimina il tumore, la crioterapia che lo distrugge utilizzando il freddo e la chemioterapia intra-arteriosa o quella intra-vitreale.

Il nostro obiettivo

L’associazione APS-ETS collabora e supporta da anni ormai le ricerche oncologiche per dare una nuova speranza ai bambini malati di tumore. Lottiamo ogni giorno insieme a tantissime famiglie e bambini che non vedono l’ora di poter tornare a giocare e a sorridere. Sosteniamo le ricerche ed anche tutti gli studenti universitari che vogliono approfondire le loro conoscenze su questo orribile male. In questo modo sarà più semplice comprendere le cause e intervenire prima che sia troppo tardi!

Sarcoma di Ewing

Cos’è il sarcoma di Ewing

Il sarcoma di Ewing è tumore che colpisce i tessuti molli e le ossa e venne descritto per la prima volta dal patologo statunitense James Ewing. Egli individuò delle differenze tra il cancro normale alle ossa e quello di Ewing. In particolare, oggi sappiamo che esistono ben 3 tipologie di sarcoma di Ewing:

  • Il tumore di Ewing osseo è la forma più comune, e insorge soprattutto a livello delle ossa pelviche, del torace o degli arti inferiori;
  • Il tumore di Ewing extra-osseo prende invece origine dai tessuti molli posti vicino all’osso;
  • tumori neuroectodermici primitivi periferici sono forme rare che, come gli altri tumori di Ewing, si sviluppano anch’essi nelle ossa e nei tessuti molli;

Tutte e 3 le patologie vengono trattate con le stesse terapie perchè presentano caratteristiche cromosomiche e cellulari molto simili. Inoltre, le zone dell’organismo maggiormente colpite dal tumore sono la tibia, il femore, il bacino e le costole.

Quali sono i sintomi del sarcoma di Ewing

Il dolore localizzato al livello dell’osso e senza alcun dubbio il sintomo più lampante del sarcoma di Ewing. Inoltre, anche delle mini fratture potrebbero essere sintomo di tumore perché il sarcoma va ad indebolire le ossa, rendendole più fragili e più inclini a fratture. E’ possibile riscontrare anche sintomi più comuni come febbre, stanchezza, infiammazioni e malessere.

Diagnosi

Come capire se si tratta di sarcoma di Ewing se non tramite una diagnosi approfondita? Molto spesso ai pazienti viene richiesta una risonanza magnetica, una tomografia computerizzata (TC) e tomografia a emissione di positroni (PET) perché sono utili per capire se il tumore è presente e quanto è diffuso. La scintigrafia ossea aiuta poi a valutare la diffusione e il danno a livello dell’osso e la biopsia è fondamentale per arrivare alla diagnosi definitiva del sarcoma di Ewing.

Quali sono le cure per il sarcoma di Ewing

Le terapie da seguire variano molto in base alle caratteristiche del paziente ed anche in base al livello di maturazione del tumore. Nonostante ciò, i trattamenti più utilizzati sono la chemioterapia, la chirurgia e la radioterapia. Dato che la malattia colpisce maggiormente i bambini in età pediatrica e adolescente, molti studiosi sono alla continua ricerca di cure che siano il meno invasive possibili. Soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle protesi. Essendo i bambini in fase di sviluppo, le loro ossa continueranno a crescere, costringendoli a sottoporsi ad interventi continui per la sostituzione delle protesi. Proprio per questo motivo le ricerche continuano, per evitare ulteriori interventi chirurgici e per aumentare le possibilità di guarigione!

Sosteniamo le ricerche

L’associazione APS-ETS non si ferma e continua la sua raccolta fondi per sostenere le ricerche oncologiche! I tumori sono ancora un grande punto interrogativo ed è ancora difficile diagnosticarli preventivamente. Sostenendo medici e studenti universitari che vogliono ampliare le loro conoscenze sui tumori, stiamo contribuendo a dare una grande speranza a tutti quei bambini affetti dal sarcoma di Ewing o da qualsiasi altro male! Loro sono la nostra forza e lottiamo ogni giorno per donare un sorriso ad ogni singolo bambino.

Tumore di Wilms

Cos’è il tumore di Wilms

Il tumore di Wilms è un cancro che colpisce i reni, organi fondamentali perché filtrano il sangue eliminando le scorie con l’urina. I reni si formano durante la fase embrionale a partire da alcune cellule chiamate nefroblasti. Il tumore ha origine quando queste cellule “immature” restano nei reni anche dopo la nascita e se il loro DNA subisce delle mutazioni, provocano la diffusione incontrollata di cellule malate. Molto spesso il tumore di Wilms interessa un solo rene, ma in rarissimi casi, è possibile che entrambi i reni vengano colpiti.

Chi è a rischio

Il tumore di Wilms è molto frequente in bambini di 3-4 anni ed è estremamente raro negli adulti. I bambini che rischiano maggiormente di contrarre il tumore sono tutti quelli che hanno malattie genetiche rare come la sindrome di Denys-Drash, la sindrome di Frasier, la sindrome di Beckwith-Wiedemann o la sindrome WAGR. Altre cause scatenanti che possono provocare il cancro nei bambini, sono i difetti congeniti come

  • L’aniridia: comporta la formazione incompleta dell’iride, la parte colorata dell’occhio;
  • L’emipertrofia: una parte del corpo, come il braccio, è più sviluppata rispetto all’altra;
  • Il criptorchidismo: la mancata discesa dei testicoli nello scroto;
  • L’ipospadia: una malformazione del pene.

Sintomi del tumore di Wilms

Se il tumore di Wilms non è ad uno stadio avanzato, non presenta particolari sintomi. Infatti, il primo sintomo preoccupante è proprio la presenza di una massa palpabile a livello addominale ed è possibile che il bambino possa avvertire dolore. Anche sintomi più comuni possono essere un segnale d’allarme come: febbre, nauseaperdita di appetitostitichezzafiato cortosangue nelle urine e aumento della pressione sanguigna.

L’evoluzione del tumore

Il tumore di Wilms può evolversi? La risposta è si! Questo tipo di cancro è in grado di sviluppare delle metastasi che, molto spesso, si presentano nel polmone. Un’analisi approfondita su dove si sia diffuso il tumore oltre al rene, è possibile farla dopo l’intervento chirurgico. In particolare, è possibile suddividere il tumore in  5 stadi :

  • Stadio I: il tumore viene esportato completamente;
  • Stadio II: il tumore si estende oltre il rene ma è stato completamente esportato;
  • Stadio III: il tumore non è stato asportato completamente e potrebbe essersi rotto durante l’intervento;
  • Stadio IV: il tumore si è diffuso in altri organi;
  • Stadio V: il tumore è presente in entrambi i reni;

Come si cura

L’intervento chirurgico è ovviamente la strada più ovvia da intraprendere. Grazie ad un intervento è possibile estrarre completamente il tumore. Il paziente può continuare a vivere anche senza un rene, ma nel caso in cui fossero coinvolti entrambi, la situazione cambia in quanto, sarebbe necessario un trapianto di rene. Inoltre, la chirurgia viene spesso accompagnata anche dalla chemioterapia e dalla radioterapia in casi più gravi.

Tumori a cellule germinali

Cosa sono i tumori a cellule germinali

Il tumore a cellule germinali si ha a causa di un’alterazione delle normali funzioni di quest’ultime. Le cellule germinali sono le cellule da cui si formano gli ovociti nella femmina e gli spermatozoi nel maschio, ovvero le cellule della riproduzione. Infatti, il tumore si sviluppa maggiormente a livello degli organi genitali, ovaio e testicolo e più raramente in altre zone come il cervello, il torace e la regione sacro-coccigea, in basso alla colonna vertebrale.

Chi rischia di contrarre il tumore

I tumori germinali sono spesso associati ad anomalie genetiche come ad esempio, in bambini ermafroditi o che presentano una disgenesia gonadica. La disgenesia gonadica è una condizione in cui, il bambino al momento della nascita non ha sviluppato correttamente le gonadi, ovvero gli organi riproduttivi. Inoltre, anche la sindrome di Klinefelter può essere un’altra condizione che può provocare lo sviluppo del tumore.

Tipologie di tumori a cellule grminali

E’ possibile dividere il tumore in due grandi macrocategorie:

  • I germinomi che comprendono i tumori extragonadici (tumori al di fuori delle cellule riproduttive) i tumori del testicolo e tumori rarissimi in età pediatrica e adolescenziale.
  • I tumori a cellule germinali non germinomatosi o non seminomatosi, che comprendono il tumore del sacco vitellino, il teratoma, il coriocarcinoma e il carcinoma embrionale.

Quali sono i sintomi

I sintomi del tumore a cellule germinali dipende sempre e comunque da dove è localizzato il tumore. Di base è possibile riscontrare sintomi come la presenza di gonfiore o di una massa voluminosa visibile e/o percepibile al tatto. Altri possibili sintomi sono:

  • dolore addominale a causa della pressione della massa;
  • pubertà anticipata o ritardata per squilibri ormonali;
  • costipazione, incontinenzadebolezza alle gambe se il tumore cresce nella zona sacrale;
  • tossefiato corto se il tumore cresce nel torace;
  • mal di testanausea e idrocefalo se il tumore cresce nel sistema nervoso centrale;

Esistono delle cure?

Se il tumore è localizzato nelle zone gonadi, è possibile asportare il tumore con un intervento chirurgico. Se al paziente viene asportato un solo ovaio o un solo testicolo, avrà ancora la possibilità di generare figli in futuro. Nel caso in cui il tumore si fosse diffuso anche al di fuori delle zone gonadi, fare ricorso a cicli di chemioterapia potrebbe essere una soluzione efficace per cercare di ridurre le dimensioni del cancro.

Le ricerche oncologiche continuano senza sosta per trovare soluzioni sempre più efficaci contro i tumori! Molto spesso è difficile prevenire questa orribile malattia, a causa delle scarse conoscenze che si hanno sui tumori. L’associazione APS-ETS -è impegnata da anni al sostegno di queste ricerche cliniche, con l’unico obiettivo di dare un futuro migliore a tutti i bambini onco-ematologici.